di Lorenzo Dell’Aquila
La mostra, allestita fino al 26 gennaio 2020 nelle sale al pianterreno di Palazzo dei Conservatori ai Musei Capitolini, racconta, attraverso un interessante mosaico di testimonianze archeologiche e artistiche, le moltissime opere restituite alla comunità grazie all’impegno dell’Arma dei Carabinieri per il recupero e la salvaguardia del nostro Patrimonio Culturale. La selezione di opere, sequestrate e custodite presso i depositi di importanti musei italiani o restituiti alle proprie sedi originarie rappresentano il ,ungo e faticoso lavoro di studio e di azione degli investigatori. Provengono da sequestri a grandi ricettatori o a collezionisti, inseriti nella ramificata trama del commercio internazionale (che ha alimentato anche prestigiose collezioni di musei stranieri, come nel caso dei frammenti di affreschi di una villa dell’area vesuviana restituiti dal Getty Museum di Malibu e dal Metropolitan di New York). Una sezione speciale è dedicata a una delle più importanti operazioni condotte dal Comando Carabinieri Tutela del Patrimonio Culturale negli ultimi anni: l’operazione “Andromeda”. Il 25 giugno 2010 più di trecento reperti archeologici, provenienti da Lazio, Puglia, Sardegna e Magna Grecia, di epoca compresa tra VIII secolo a.C. e IV secolo d.C., sono stati rimpatriati dal porto franco di Ginevra dopo un lungo e complesso lavoro di indagine, iniziato nel 2008 dalla sezione archeologia del Reparto Operativo, su rogatoria internazionale emessa dalla Procura della Repubblica di Roma: loutrophoros, statue in marmo raffiguranti la dea Venere, crateri a volute apuli e attici, crateri a mascherone canosini, kylix calcidiche, oggetti in bronzo (tra cui padelle, hydriae, statuette ed un tripode), ferri chirurgici, affreschi pompeiani, una navicella e due guerrieri nuragici. Il valore patrimoniale complessivo (sul mercato illecito il valore di un’opera è molto spesso determinato sulla base della grandezza in centimetri) delle opere recuperate nell’operazione Andromeda ha superato i quindici milioni di euro.
Tra le opere in mostra si segnalano anche la statua dell’Artemide marciante di età augustea, oggetto di scavo clandestino nell’area di Caserta e recuperata al termine di complesse indagini nel 2001, il frammento di sarcofago con rappresentazione della battaglia fra Greci e Amazzoni e il rilievo di Ercole e Onfale. Il percorso espositivo non si limita ad opere di carattere archeologico. E’ possibile ammirare anche tre dei cinque dipinti rubati nel 1999 proprio dalle collezioni dei Musei Capitolini: il San Giovanni Battista del Guercino, la Sacra Famiglia con i Santi Francesco e Caterina d’Alessandria di Ludovico Carracci e L’Adorazione dei Magi di Benvenuto Tisi, detto il Garofalo. Concludono l’esposizione due curiose maioliche devozionali, entrate nell’Ottocento nella collezione di Milziade Magnini, successivamente acquisita ed esposta al Museo della Ceramica di Deruta.
Nelle tre piccole sale che compongono la mostra, queste opere d’arte – pur se diversissime tra loro – ci invitano a non dimenticare, o non sottovalutare, l’importanza del patrimonio comune il cui valore, per quanto alto possa essere sul mercato clandestino, non sarà mai equivalente a quello inestimabile della conoscenza.
L’ARTE RITROVATA
7 giugno 2019 – 26 gennaio 2020
Roma, Musei Capitolini.