Sabato 16 Agosto si è conclusa la Campagna di Ricerca Archeologica Estiva che, ormai da anni, Archeodomani realizza sul sito del “Domo” in località Castellare (Bibbiena, Ar), con la preziosa collaborazione del Comune di Bibbiena e della Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana, nella persona del dott. Luca Fedeli. Studenti ed appassionati, provenienti da tutta Italia, sotto la direzione del dott. Alfredo Guarino, hanno preso parte con interesse e passione alle diverse fasi che compongono le attività di ricerca archeologica, dallo scavo al rilievo, alla documentazione ed al lavoro sui materiali.
Le indagini hanno portato alla scoperta di un nuovo plesso del sito (orientato, con qualche approssimazione, ortogonalmente al plesso delle Grandi Terme e posizionato a brevissima distanza dalle stesse), articolato in una sequenza di almeno tre ambienti allineati con uno sviluppo complessivo di circa 30 m.
Nel suo insieme, rispetto al già grande impianto termale maggiore, le nuove strutture formano un complesso più esteso, con muri leggermente più grandi ed ambienti di metratura pari o maggiore. Rispetto ai pavimenti in cocciopesto di molti degli ambienti termali, le pavimentazioni dei nuovi ambienti appaiono però più povere, costituite per lo più da frammenti di laterizi costipati e livellati (a riguardo, però, è necessario precisare che in nessun ambiente l’indagine è del tutto conclusa e, sebbene improbabile, vi è comunque ancora la possibilità di diversi pavimenti sovrapposti.
L’ambiente est risulta esteso per circa 7,2 x 5 m. Appena sfiorato dalle campagne degli anni ’80, e parzialmente indagato già nel 2013, presenta un apertura verso N, ed una complessa storia di interventi (scassi e ripristini) al suo interno. L’ambiente centrale si estende per circa 10 x 5 m. Si caratterizza per una struttura nell’angolo SW, con ogni probabilità riferibile ad un focolare, e per una doppia apertura verso N, alla quale, in un secondo momento, fanno forse da pendant due aperture speculari sul muro S. Anche in questo caso vi sono segni evidenti di interventi successivi all’impianto originario, con scassi e rifacimenti del piano pavimentale. I due ambienti citati, che hanno tra loro un muro in comune, sembrano invece separati, da una sorta di corridoio largo circa 3/3,5 m., da un terzo ambiente le cui dimensioni attestate sono di circa 8 x 5 m. Quest’ultimo ambiente è stato negli anni ’80 sicuramente oggetto di indagini non documentate. Lo scavo è stato limitato, per quest’anno, alla sola messa in luce del perimetro, e ciò ha permesso di notare come il lato N sia in realtà composto da due murazioni, separate da una brevissima cesura, una della quali risulta realizzata una con una tecnica non altrimenti attestata nel sito.
Il lato S dei muri che compongono il “corridoio” presentano delle proiezioni che proseguono oltre i limiti di scavo, possibile testimonianza di altri ambienti che saranno oggetto di indagine nelle campagne future.
Sono da considerare di notevole interesse anche i rinvenimenti mobili.
Oltre alla gran quantità di frammenti di ceramica e vetro, si segnalano, innanzitutto, il ritrovamento di un bronzetto votivo, raffigurante una figura maschile nuda, stante e ben ponderata; elementi bronzei pertinenti ad ornamenti o parti di vestiario; uno spillone e un anello integro.
Numerose anche le monete bronzee, di cui alcune ben leggibili. Di particolare importanza il ritrovamento di una moneta dell’imperatore Commodo, databile al 178 e proveniente da uno dei piani pavimentali e di una dell’imperatore Probo (276-282) proveniente dagli strati di distruzione ed abbandono. Da sottolineare anche la notevole quantità di frammenti di piombo, di cui alcuni relativi a supporti.
Particolare rarità ha infine il rinvenimento di alcune parti strutturali dell’elevato di una fornace unitamente alla grande presenza di scarti di cottura.
Le strutture portate in luce rappresentano una novità assoluta, ma pongono anche numerose domande.
Difficile, innanzitutto, proporre una inequivocabile interpretazione degli ambienti. La connessione topografica con l’impianto termale è chiara (i due plessi formano quasi un angolo retto), ma gli ingressi del nuovo plesso si rivolgono verso il lato opposto, i pavimenti sembrano meno accurati e la presenza di un focolare indirizza maggiormente verso aree residenziali.
L’interpretazione viene poi complicata dalla quasi certa esistenza di diverse fasi di vita degli ambienti, che potrebbero comportare anche radicali cambi di destinazione d’uso.
In ultima analisi, infine, non può dirsi matematicamente certa la contemporaneità delle due strutture (a causa degli interventi realizzati negli anni ’80 non si dispone né di chiari dati cronologici né di connessioni stratigrafiche relativi alle terme). Il posizionamento reciproco dei due plessi sembra suggerire l’esistenza di uno spazio aperto delimitato dalle strutture stesse, ma il posizionarsi verso N degli ingressi sembrerebbe presupporre un secondo spazio aperto anche in quella direzione.
E’ incerto, poi, se l’esistenza di scarichi di fornace e di parti strutturali delle stesse sia da collegare alle fornaci poste in luce nel 2013 o se siano da riferire a nuove strutture da localizzare nelle immediate vicinanze e di cui grossi elementi di argilla di ipercotta potrebbero essere traccia
Anche in queste nuove aree, infine, sono state rinvenute modeste (ma certe) tracce di attività collegabili ad un orizzonte cronologico probabilmente alto medioevale e sicuramente post classico. Si tratta di regolari buche rettangolari, con un tipico riempimento giallastro, che in qualche caso incidono muri di età romana. Se il dato fosse confermato attesterebbe una ulteriore fase di vita del sito.
INFORMAZIONI: dott. Lorenzo Dell’Aquila (coordinatore del progetto) – cell.+393397786192, email: archeodomani@gmail.com.