Ago 6, 2018 | risultati scavo di domo
Sabato 16 Agosto si è conclusa la Campagna di Ricerca Archeologica Estiva che, ormai da anni, Archeodomani realizza sul sito del “Domo” in località Castellare (Bibbiena, Ar), con la preziosa collaborazione del Comune di Bibbiena e della Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana, nella persona del dott. Luca Fedeli. Studenti ed appassionati, provenienti da tutta Italia, sotto la direzione del dott. Alfredo Guarino, hanno preso parte con interesse e passione alle diverse fasi che compongono le attività di ricerca archeologica, dallo scavo al rilievo, alla documentazione ed al lavoro sui materiali.
Le indagini hanno portato alla scoperta di un nuovo plesso del sito (orientato, con qualche approssimazione, ortogonalmente al plesso delle Grandi Terme e posizionato a brevissima distanza dalle stesse), articolato in una sequenza di almeno tre ambienti allineati con uno sviluppo complessivo di circa 30 m.
il cantiere con tutte le strutture portate in luce
Nel suo insieme, rispetto al già grande impianto termale maggiore, le nuove strutture formano un complesso più esteso, con muri leggermente più grandi ed ambienti di metratura pari o maggiore. Rispetto ai pavimenti in cocciopesto di molti degli ambienti termali, le pavimentazioni dei nuovi ambienti appaiono però più povere, costituite per lo più da frammenti di laterizi costipati e livellati (a riguardo, però, è necessario precisare che in nessun ambiente l’indagine è del tutto conclusa e, sebbene improbabile, vi è comunque ancora la possibilità di diversi pavimenti sovrapposti.
Ambiente centrale: struttura riconducibile ad un elemento funzionale alla cottura
L’ambiente est risulta esteso per circa 7,2 x 5 m. Appena sfiorato dalle campagne degli anni ’80, e parzialmente indagato già nel 2013, presenta un apertura verso N, ed una complessa storia di interventi (scassi e ripristini) al suo interno. L’ambiente centrale si estende per circa 10 x 5 m. Si caratterizza per una struttura nell’angolo SW, con ogni probabilità riferibile ad un focolare, e per una doppia apertura verso N, alla quale, in un secondo momento, fanno forse da pendant due aperture speculari sul muro S. Anche in questo caso vi sono segni evidenti di interventi successivi all’impianto originario, con scassi e rifacimenti del piano pavimentale. I due ambienti citati, che hanno tra loro un muro in comune, sembrano invece separati, da una sorta di corridoio largo circa 3/3,5 m., da un terzo ambiente le cui dimensioni attestate sono di circa 8 x 5 m. Quest’ultimo ambiente è stato negli anni ’80 sicuramente oggetto di indagini non documentate. Lo scavo è stato limitato, per quest’anno, alla sola messa in luce del perimetro, e ciò ha permesso di notare come il lato N sia in realtà composto da due murazioni, separate da una brevissima cesura, una della quali risulta realizzata una con una tecnica non altrimenti attestata nel sito.
Il “corridoio” tra l’ambiente est e quello centrale.
Il lato S dei muri che compongono il “corridoio” presentano delle proiezioni che proseguono oltre i limiti di scavo, possibile testimonianza di altri ambienti che saranno oggetto di indagine nelle campagne future.
Sono da considerare di notevole interesse anche i rinvenimenti mobili.
Statuetta votiva in bronzo
Oltre alla gran quantità di frammenti di ceramica e vetro, si segnalano, innanzitutto, il ritrovamento di un bronzetto votivo, raffigurante una figura maschile nuda, stante e ben ponderata; elementi bronzei pertinenti ad ornamenti o parti di vestiario; uno spillone e un anello integro.
Numerose anche le monete bronzee, di cui alcune ben leggibili. Di particolare importanza il ritrovamento di una moneta dell’imperatore Commodo, databile al 178 e proveniente da uno dei piani pavimentali e di una dell’imperatore Probo (276-282) proveniente dagli strati di distruzione ed abbandono. Da sottolineare anche la notevole quantità di frammenti di piombo, di cui alcuni relativi a supporti.
Particolare rarità ha infine il rinvenimento di alcune parti strutturali dell’elevato di una fornace unitamente alla grande presenza di scarti di cottura.
Frammento di fornace
Le strutture portate in luce rappresentano una novità assoluta, ma pongono anche numerose domande.
Difficile, innanzitutto, proporre una inequivocabile interpretazione degli ambienti. La connessione topografica con l’impianto termale è chiara (i due plessi formano quasi un angolo retto), ma gli ingressi del nuovo plesso si rivolgono verso il lato opposto, i pavimenti sembrano meno accurati e la presenza di un focolare indirizza maggiormente verso aree residenziali.
L’interpretazione viene poi complicata dalla quasi certa esistenza di diverse fasi di vita degli ambienti, che potrebbero comportare anche radicali cambi di destinazione d’uso.
In ultima analisi, infine, non può dirsi matematicamente certa la contemporaneità delle due strutture (a causa degli interventi realizzati negli anni ’80 non si dispone né di chiari dati cronologici né di connessioni stratigrafiche relativi alle terme). Il posizionamento reciproco dei due plessi sembra suggerire l’esistenza di uno spazio aperto delimitato dalle strutture stesse, ma il posizionarsi verso N degli ingressi sembrerebbe presupporre un secondo spazio aperto anche in quella direzione.
E’ incerto, poi, se l’esistenza di scarichi di fornace e di parti strutturali delle stesse sia da collegare alle fornaci poste in luce nel 2013 o se siano da riferire a nuove strutture da localizzare nelle immediate vicinanze e di cui grossi elementi di argilla di ipercotta potrebbero essere traccia
Anche in queste nuove aree, infine, sono state rinvenute modeste (ma certe) tracce di attività collegabili ad un orizzonte cronologico probabilmente alto medioevale e sicuramente post classico. Si tratta di regolari buche rettangolari, con un tipico riempimento giallastro, che in qualche caso incidono muri di età romana. Se il dato fosse confermato attesterebbe una ulteriore fase di vita del sito.
INFORMAZIONI: dott. Lorenzo Dell’Aquila (coordinatore del progetto) – cell.+393397786192, email: archeodomani@gmail.com.
Ago 5, 2018 | risultati scavo di domo
Dal 21 Luglio al 17 Agosto 2013, nel territorio del Comune di Bibbiena (Arezzo), Archeodomani ha realizzato la VII Campagna di Ricerca Archeologica Estiva in una delle più importanti realtà archeologiche del Casentino, il sito di “Domo”. Alle attivita’ di ricerca hanno preso parte oltre 80 partecipanti (studenti universitari e appassionati di archeologia di tutta Italia), molti dei quali alla prima esperienza di scavo.
La campagna di scavo 2013 ha fornito dati interessanti per una migliore definizione delle caratteristiche del sito e del suo inquadramento cronologico. I saggi di scavo sono stati posizionati per la quasi totalità su aree non indagate negli anni ’80 (quando ad occuparsi dei primi interventi erano stati i volontari del locale Gruppo Archeologico), quasi tutte limitrofe al complesso delle cosiddette “Grandi Terme”. In ognuno dei 4 punti di intervento si sono raggiunti risultati significativi. I 2 saggi posizionati a Nord e a Nord-Ovest delle “Grandi Terme” hanno permesso il definitivo riconoscimento di un nuovo plesso costruttivo contiguo a quello precedentemente indagato. La potenza dei muri e le dimensioni della struttura fanno pensare ad un complesso di pari importanza a quello delle “Grandi Terme”.
I due plessi sembrano organizzati ad “L”, probabilmente entrambi affacciati su uno spazio aperto. Il saggio realizzato ad Ovest delle “Grandi Terme” ha confermato la presenza di una serie di strutture murarie tagliate dall’impianto del complesso termale, indice di una storia del sito complessa, all’interno della quale il grande impianto delle terme non rappresenta che un momento intermedio. Il saggio a Sud ha svelato la presenza di un quartiere produttivo, grazie alla scoperta di due fornaci per la cottura di laterizi e di ceramiche. Il complesso appare successivo alle terme ( indice quindi di una rifunzionalizzazione dell’area) e le fornaci stesse sembrano in reciproca sequenza, a possibile testimonianza di una durata non puntuale dell’attività produttiva.
Inoltre i saggi ad Ovest e a Nord-Ovest, grazie all’asportazione di parte delle stratigrafie nelle quali risultavano tagliati i muri delle terme e del nuovo plesso, hanno restituito materiali datanti (tra cui numerosi frammenti di sigillata italica) che permetteranno la puntualizzazione di alcuni capisaldi cronologici per datare le fasi costruttive del sito.
Il lavoro, diretto dal dott. Alfredo Guarino, si è svolto, in regime di concessione di scavo, sotto l’egida della Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana (funzionario incaricato dott. Luca Fedeli) e la collaborazione del Comune di Bibbiena nella persona del Vicesindaco e Assessore alla Cultura Luca Conticini. Un particolare ringraziamento, per l’importante lavoro svolto e per la passione dimostrata, va ai nostri responsabili di saggio Fabio, Elisa, Simone, Fabiana e Francesca.
Ago 4, 2018 | risultati scavo di domo
Si è conclusa il 18 agosto 2012 la quinta Campagna di Ricerca Archeologica Estiva realizzata dagli archeologi dell’Archeodomani s.a.s. nel territorio del Comune di Bibbiena (Arezzo).
Sul cantiere, nel corso del mese di lavoro (le ricerche sono infatti iniziati il 20 luglio con la riapertura del cantiere) si sono alternati oltre 80 studenti provenienti dal tutta Italia con la direzione scientifica Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana (funzionario incaricato dott. Luca Fedeli). Il cantiere è stato diretto, per Archeodomani s.a.s., dal dott. Alfredo Guarino, con la presenza del responsabile per la documentazione e la ricerca dott. Simone Caglio ed il coordinamento del dott. Lorenzo Dell’Aquila.
L’indagine archeologica ha riguardato la zona delle cosiddette “Grandi Terme del Domo”(indagate agli inizi degli anni ’80 e successivamente abbandonate fino alla ripresa, nel 2008, delle ricerche archeologiche fortemente volute da Archeodomani e dalla Soprintendenza). Nel corso dei lavori di scavo sono state portate alla luce nuove strutture, alcune sono probabilmente riferibili alla zona residenziale del complesso mentre alcuni muri (non individuati dai precedenti lavori effettuati degli anni ’80) risultano tagliati dalle strutture imponenti delle Grandi Terme e sono quindi da riferire ad un complesso già anticamente defunzionalizzato. L’individuazione di una piccola fornace ha permesso di iniziare ad effettuare delle ipotesi sulla trasformazione delle strutture successiva all’abbandono dell’impianto termale, con la realizzazione di un piccolo “quartierino” produttivo. Curiosi i reperti portati alla luce, tra i quali un coltello in metallo ed uno spillo in bronzo perfettamente conservato.
Anche quest’anno la realizzazione della Campagna di Ricerca Archeologica è stata realizzata in collaborazione con il Comune di Bibbiena.
Ago 3, 2018 | risultati scavo di domo
Si è conclusa domenica 21 Agosto 2011 la Campagna di Ricerca Archeologica realizzata nel Comune di Bibbiena, in località Domo/Castellare. Sotto la direzione della Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana (funzionario incaricato dott. Luca Fedeli), con il Patrocinio della Provincia di Arezzo e la collaborazione del Comune di Bibbiena, gli archeologi di Archeodomani hanno scavato nell’area delle “Grandi Terme del Domo“, una delle realtà archeologiche più interessanti della zona, parzialmente indagate negli anni ’80 e successivamente abbandonate.
Sono state portate alla luce le interessanti strutture interne delle Terme, i cui ambienti sono risultati quasi completamente pavimentati, dell’ipocausto e sono stati aperti saggi nella zona nord e nella zona sud per preparare i futuri interventi di scavo. Gli studenti e gli appassionati che hanno preso parte alle attività, guidati dal direttore scientifico della campagna, dott. Alfredo Guarino e dal dott. Simone Caglio, si sono inoltre potuti direttamente cimentare con le diverse attività di documentazione dello scavo, contribuendo a completare ed approfondire, alla luce delle nuove scoperte, i dati raccolti e le ipotesi formulate nelle scorse campagne di scavo.
Ago 2, 2018 | risultati scavo di domo
Si è conclusa ad agosto la terza Campagna di Ricerca Archeologica realizzata dagli archeologi dell’Archeodomani s.a.s. nel territorio del Comune di Bibbiena (Arezzo).
Sul cantiere, nel corso dei lavori (gli scavi sono infatti iniziati il 25 Luglio) si sono alternati oltre studenti provenienti dal tutta Italia con la direzione scientifica Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana (Soprintendente dott.ssa Fulvia Lo Schiavo, funzionario incaricato dott. Luca Fedeli). Il cantiere è stato diretto, per Archeodomani s.a.s., dal dott. Alfredo Guarino, con il coordinamento del dott. Lorenzo Dell’Aquila.
L’indagine archeologica ha riguardato le aree adicenti gli ambienti delle “Piccole Terme”(indagati agli inizi degli anni ’80 e successivamente abbandonati fino alla Campagna dell’estate 2008) della parte residenziale (pars dominica) della villa romana di Domo, attiva per quasi tutta la romanità.
Nell’area a Sud-Est delle “Piccole Terme” è stata confermata la presenza di strutture edificate precedentemente alle “piccole terme” stesse. Le tracce di cenere, identificate nel corso della campagna di scavo del 2009, si sono rivelate parte integrante di un’unica grande buca (colmata da cenere, carbone e laterizi), probabilmente da collegare all’attività dell’ipocausto del complesso termale.
Nell’area a Nord-Est delle “Piccole Terme” sono state portate alla luce murature a secco pertinenti, probabilmente, ad attività agricole. Inoltre l’indagine approfondita dei rapporti stratigrafici tra i muri della cosidetta “cisterna” ed il muro perimetrale delle “Grandi Terme” ha permesso di focalizzare come le strutture non siano contemporanee ma ciò che rimane di progressive modifiche e adattamenti di strutture preesistenti.
Da segnalare, tra i vari reperti portati alla luce, il ritrovamento di un frammento di dolio restaurato in antico, con ancora evidenti le grappe di piombo utilizzate.
Ago 1, 2018 | risultati scavo di domo
La campagna di scavo 2009 a Domo (Bibbiena – AR) ha fornito preziosi dati per la storia dell’area, dando risposte a domande suscitate dalla scorsa campagna e ponendo nuovi quesiti per l’intervento della prossima estate.
L’indagine è stata contemporaneamente impostata sull’approfondimento di quanto indagato nel 2008, sulla parziale riapertura di aree già indagate negli anni ‘80 e sull’indagine di nuovi settori.
Particolare attenzione è stata data alla rimessa in luce della cisterna – posta subito a N delle piccole terme– , alla grande canaletta che separa le due strutture ed all’area posta a SE, precedentemente mai saggiata. Sono state, infine, asportate alcune parti di acciottolatirinvenuti nella campagna scorsa al fine di indagare le stratigrafie sottostanti, riferibili a fasi precedenti (dietro autorizzazione della Soprintendenza; le porzioni asportate sono state poi riposizionate utilizzando gli stessi materiali).
L’analisi dell’ambiente finora noto come cisterna, rimesso in luce e documentato durante la campagna e di cui sono stati consolidati gli intonaci, pesantemente distaccati, ha suscitato qualche perplessità rispetto a quanto finora noto dagli scavi degli anni ’80: rispetto alla conformazione “canonica” di una cisterna, si nota infatti l’assenza di una fossa di decantazione e della zoccolatura di isolamento ed impermeabilizzazione tra pavimento e pareti; appare anche strano il posizionamento del foro di scarico, a raso del pavimento. Il tutto sembrerebbe indicare una funzione diversa, connessa all’acqua ma non caratterizzata da una presenza perenne della stessa all’interno dell’ambiente.
Lo scavo della canaletta ha permesso la messa in luce di un letto di cocciopesto immediatamente al di sotto delle fistule di piombo.
L’analisi dei suoi rapporti stratigrafici ha permesso di stabilire come esso si appoggi al muro S della cd. cisterna e sia coperto dal muro N delle piccole terme. Ciò equivale a dire che esso è successivo alla cd. cisterna e precedente alle piccole terme, e questo elemento permette di stabilire che, contrariamente a quanto finora noto in letteratura, le due strutture non sono state costruite assieme, ma la cd. cisterna è più antica del complesso termale.
Nell’area a SE delle strutture edificate è stato asportato un consistente strato di terreno, forse riferibile ad una fase di abbandono. Al di sotto, è stata messa in luce un’area di frr. di laterizi e pietre – solo in parte intravista nella campagna 2008 -, segmentata da fasce rettilinee ed ortogonali prive di materiali o con lacerti di muro a secco. In alcune delle parti così isolate sono stati rinvenuti, in posizione angolare, piccoli strati di cenere. E’ assai probabile che si tratti dei resti di una fila di ambienti i cui muri sono stati in buona parte spoliati e di cui si identifica ancora chiaramente il piano pavimentale, forse con tracce di focolare.
La scoperta di questo piccolo quartiere edificato è un’assoluta novità, e testimonia l’esistenza di momenti costruttivi dislocati oltre i confini finora ipotizzati del sito.
L’asportazione dell’acciottolato che pavimentava l’ambiente S delle piccole terme, ha consentito la scoperta di una canaletta formata da coppi sovrapposti, collegabile al letto di cocciopesto tra terme e cd. cisterna e defunzionalizzata dalla costruzione delle terme.
L’asportazione di due sezioni della grande strada acciottolata rinvenuta nella scorsa campagna ha consentito l’identificazione dei livelli naturali sterili (composti da terreni argillosi), dei primi strati di frequentazione del sito e l’annotazione – di particolare importanza stratigrafica – che la fossa della fornace che riscaldava le “piccole terme” intercettava uno dei resti di muri che perimetravano la fila di ambienti esterni, indicando così la posteriorità delle terme rispetto a questi.
Riassumendo quanto la campagna 2009 ha permesso di scoprire circa la sequenza dei momenti di vita del sito, abbiamo, a grandi linee, le seguenti fasi: edificazione e fase di vita delle grandi terme; edificazione della cd. cisterna in appoggio alle terme, a cui è collegata una grande canaletta che si sviluppa in direzione NS lungo il muro delle “grandi terme”; cessazione d’uso delle grandi terme in quanto tali (gli ambienti continuano ad esistere), materiali del complesso termale (frammenti di tubuli e suspensurae) vengono utilizzati per la pavimentazione degli ambienti esterni, forse edificati in questo momento; costruzione delle piccole terme (la canaletta viene demolita e riposizionata con un andamento EW) e probabile contemporanea demolizione degli ambienti esterni); costruzione della grande strada acciottolata con andamento NE-SW, con ogni probabilità dopo la cessazione d’uso e la scomparsa degli impianti termali.